Inventata probabilmente dai Fenici, perfezionata nel tempo in Giappone, la serigrafia giunse in Europa nel Medioevo, dove ebbe grande sviluppo. Francia e Inghilterra furono le pioniere di questa tecnica: nel 1907 Samuel Simon di Manchester brevettò il processo serigrafico con il nome di silk screen printing, tecnica simile a quella odierna.
Innanzitutto, quando parliamo di serigrafia, dobbiamo distinguerla in due tipi: serigrafia manuale e serigrafia industriale. In quella manuale il processo di stampa viene svolto a mano, per realizzare pezzi unici o artistici; la serigrafia industriale, invece, si distingue in semi-automatica, per medie tirature, e automatica per grandi tirature.
Il processo di serigrafia industriale si fonda sullo stesso principio di quella manuale, semplicemente viene svolto da una macchina. La stampa avviene a “più livelli”: un tessuto di seta o nylon è montato ben teso su di un telaio; dopo un trattamento con inchiostro fotosensibile o l’applicazione di uno stencil sul tessuto, vengono chiuse le maglie attraverso le quali non dovrà passare il colore, lasciando aperte quelle che definiscono la forma da stampare sul sottostante supporto.
L’inchiostro viene posizionato sulla parte alta del telaio e con una spatola di gomma chiamata racla steso per tutta la lunghezza del supporto, perché penetri attraverso le maglie aperte. Per realizzare una stampa a più colori, si dovranno preparare tanti telai quanti sono i colori da stampare, ovviamente a registro tra loro.
La serigrafia può essere utilizzata su tutti i materiali – vetro, metallo, materiali tecnici, poliestere, tessuti – l’unico vero limite è l’irregolarità della superficie; per stampare, infatti, è necessario che l’oggetto sia in piano.
Questa tecnica è inoltre l’unica che permette l’utilizzo di inchiostri particolari, per ottenere un effetto in rilievo, glitter, opaco o lucido e stimolare sensazioni visive ma anche tattili.
Inoltre, scegliendo attentamente la tipologia di maglie del tessuto teso sul telaio, si possono creare ulteriori effetti, calibrando la quantità di inchiostro che si depositerà sull’oggetto. Più fili sono presenti in un centimetro quadrato di tessuto, minore sarà il passaggio d’inchiostro, essendoci meno spazio in cui lo stesso può permeare; viceversa, meno fili sono presenti, maggiore sarà il deposito del colore.
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